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Le carte geografiche antiche

Le carte geografiche antiche

Le carte geografiche antiche Abate de la Caille, Globo celeste, incisione su rame, 1700

Introduzione

La storia della cartografia è la materia che si occupa di descrivere l’evoluzione delle carte geografiche, le diverse forme che esse hanno assunto, ma soprattutto i metodi utilizzati per effettuare i rilievi e per riportare i dati raccolti su supporti piani o solidi. Si ritiene oggi che delle rappresentazioni spaziali siano apparse già in uno stadio iniziale dell’umanità. Si trattava di raffigurazioni su materiali deperibili (legno, osso, pelle) o di schizzi sulla sabbia e perciò non si sono conservate tracce di esse.


Immagini di questo tipo sono tuttavia ancora documentate nel XX secolo presso popoli senza scrittura, come gli aborigeni australiani.


Le più antiche testimonianze conosciute di qualcosa che assomigli ad una rappresentazione cartografica non riguardano la terra, ma il cielo, così come appare di notte: sui muri delle grotte di Lascaux (Francia) sono stati infatti osservati dei puntini dipinti risalenti al 16500 a.C. in cui si possono riconoscere Vega, Deneb e Altair e le Pleiadi.


Pitture parietali ed incisioni rupestri che utilizzavano segni geometrici possono essere servite a riconoscere la forma di un dato paesaggio, come una collina o un centro abitato. Al Neolitico risale un’altra pittura parietale che assomiglia ad una carta geografica: essa fu dipinta intorno al 6200 a.C. nel villaggio di Çatalhöyük in Anatolia. Questa raffigurazione potrebbe rappresentare una pianta del villaggio stesso; tuttavia, recenti studi hanno messo in dubbio tale interpretazione.

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