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Abramo Ortelio, Egitto antico, incisione su rame, 1595

Le piramidi e le sfingi

Le piramidi egizie sono costruzioni architettoniche realizzate in pietra, risalenti circa al 2500 a.C., che al loro interno conservavano i resti mummificati dei faraoni. In Egitto sono circa 100 le piramidi rilevate, diverse per struttura e dimensioni, la maggior parte delle quali situate vicine a Il Cairo. I materiali di costruzione venivano trasportati con imbarcazioni, quindi normalmente le piramidi erano erette in zone limitrofe al Nilo, in aree preferibilmente rialzate per evitare le esondazioni. Recentemente è stata scoperta una delle rampe utilizzate dagli egizi per spostare gli enormi blocchi di pietra che servivano per la costruzione. La rampa inclinata era composta da due file di gradini paralleli presentanti numerosi fori su entrambi i lati. Con l’ausilio di corde e tronchi di legno, sfruttati come una slitta, si riusciva così a sollevare i pesanti blocchi dalle cave, trascinarli e portarli fino alla destinazione finale.

 

La sfinge è una figura mitologica con il corpo da leone e la testa umana, o di falco o di capra, a volte dotato di ali. Il monumento veniva costruito di norma vicino alle piramidi come simbolo protettivo per assicurare una serena vita nell’aldilà al faraone. Ne esistono di diverse tipologie, la più grande e famosa è quella di Giza, alta 20 m e lunga 73. Essa fu ricavata scolpendo un affioramento di roccia e integrando alcune parti con altri blocchi. Uno dei misteri che circonda la sfinge è dato dalla presenza o meno di passaggi nascosti al suo interno. Vista la fragilità del monumento a tutt’oggi infatti non si è potuto eseguire alcun rilievo approfondito.

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Abramo Ortelio, Pellegrinaggio del Divino Paolo, incisione su rame, 1579

L’espansione dell’Impero Romano

Con Impero Romano s’intende i possedimenti territoriali da parte di Roma, dalla presa del potere di Ottaviano (27 a.C.) alla deposizione di Romolo Augusto (noto anche con il nome di Augustolo, cioè “piccolo Augusto), ultimo imperatore romano d’Occidente (476 d.C.). L’impero vide il suoi momenti più floridi tra il 98 e il 180 d.C., nel periodo chiamato degli “Imperatori adottivi”, durante il quale questi venivano scelti in base alle qualità e ai meriti. Si succedettero nell’ordine Nerva, Traiano, Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio.

Grazie alle conquiste di Traiano l’impero raggiunse la sua massima espansione. Questi migliorò l’amministrazione dello stato centrale e dei municipi, risanò le finanze dell’erario reinvestendo in bonifiche, architettura, servizi (strade, acquedotti, fori) e misure sociali verso le fasce economicamente più deboli. Tra il 101 e il 106 d.C. condusse una serie di vittoriose campagne da cui ricavò grandi quantità d’oro (in Dacia) e importanti vantaggi commerciali. Tra il 113 e il 116 diverse spedizioni militari contro il regno dei Parti portarono alla conquista di Seleucia, Ctesifonte  e Babilonia, con la creazione delle due nuove province dell’Armenia e della Mesopotamia.

L’imperatore Traiano morì in Cilicia (Turchia) nell’agosto 117. In suo onore venne eretta a Roma la Colonna Traiana che contenne per lungo tempo le sue ceneri in un’urna d’oro, poi trafugate in epoca medievale.

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Abramo Ortelio, Impero di Carlo Magno, incisione su rame, 1598

Carlo Magno e il suo impero

Figlio di Pipino il Breve, Carlo Magno fu descritto come un uomo alto e robusto, eloquente e carismatico, nonché leale e di buon carattere. Il padre gli lasciò la parte occidentale del regno, mentre all’altro figlio Carlomanno quella centrale. Carlo Magno, dotato di talento militare, dopo la morte precoce del fratello ne riprese i possedimenti, consolidando poi il domino dei Franchi conquistando tutta l’Italia settentrionale. Decisivi furono poi i successi contro i Sassoni, cosicché i domini verso est si ampliarono. Quale difensore della cristianità il suo potere politico si legò alla chiesa, tanto che a Natale dell’800 fu lo stesso Papa Leone III ad incoronarlo Imperatore. Più che di una restaurazione dell’Impero Romano d’Occidente si trattò in realtà della nascita di un impero ideale strettamente legato al pontefice a cui spettava implicitamente un ruolo superiore.

Carlo Magno incoronato a Roma nell’anno 800

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Homann, Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia, 1740

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Spedizione vichinga da una vecchia illustrazione

La mitologia nordica o norrena, o scandinava, è l’insieme dei miti appartenenti alla religione tradizionale pre-cristiana dei popoli scandinavi. Trasmessa oralmente nell’età vichinga, le nostre conoscenze al suo riguardo sono principalmente basate su testi medievali che raggrupparono le divinità in due classi: gli Asi (signori del cielo) e i Vani (signori della terra).

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Blondeau, Spagna e Portogallo, 1750

La Regina Elisabetta I

Elisabetta I Tudor (1533-1603) fu regina d’Inghilterra e d’Irlanda. Mai sposatasi, e per questo chiamata anche regina “vergine”, promosse la tolleranza religiosa abolendo il controllo papale sulla chiesa d’Inghilterra. Durante il suo regno (1558-1603) Elisabetta seppe fronteggiare la Francia e la Spagna, sviluppò l’economia e i commerci, creò una grande flotta che avrebbe dato impulso all’impero coloniale. Nel contempo migliorarono le condizioni di vita anche nelle campagne e fiorirono l’arte e la cultura, in particolare il teatro il cui massimo esponente fu William Shakespeare.

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Tobia Konrad Lotter, Porto di Gibilterra e stretto, incisione su rame, 1704

Lo stretto di Gibilterra e le colonne d’Ercole

Lo stretto di Gibilterra, che prende il nome dalla famosa rocca, mette in comunicazione l’oceano Atlantico e il mar Mediterraneo. È delimitato a nord dall’estremità meridionale della penisola iberica e a sud da un’exclave spagnola nella parte più settentrionale del Marocco (la città di Ceuta). La sua larghezza minima è di 14 km e quella massima di 44, per una lunghezza di 60 km. Sullo stretto si affaccia in territorio spagnolo il possedimento inglese della Rocca di Gibilterra. Questo fu in passato scenario di diverse battaglie, sia per mare che per terra, che videro spagnoli e inglesi contendersi la rocca e il controllo delle rotte tra Atlantico e Mediterraneo. Resa inespugnabile dalle sue fortificazioni, Gibilterra è stata, durante la prima guerra mondiale, una preziosa base di appoggio per i convogli alleati e, ancora, durante la seconda guerra mondiale, essenziale per la spedizione inglese in Africa settentrionale. Ancora oggi Gibilterra rimane sotto la sovranità britannica, e ciò dal lontano 1713.

Nella mitologia classica si narra che durante la sua decima fatica Ercole vi avrebbe innalzato due colonne. Una era posta sulla rocca di Gibilterra, ossia in Europa, l’altra di fronte in Africa. Per questo motivo lo stretto un tempo veniva chiamato anche con il nome di “Colonne d’Ercole”. Fino al Medioevo questo era considerato il limite estremo del mondo (allora conosciuto), e ne era sconsigliato il passaggio a tutti i mortali. Non per niente oltre questo stretto Platone vi collocava Atlantide mentre Dante il monte del Purgatorio.

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Abramo Ortelio, Gallia antica, incisione su rame, 1594

Napoleone Bonaparte (1769-1821)

Politico e generale, fondatore del primo impero francese, fu un grande statista, condottiero e protagonista di oltre venti anni di numerose campagne in Europa. Napoleone è stato considerato da molti il più grande stratega della storia. Nacque ad Ajaccio in Corsica da dove, dopo i primi studi, si trasferì a Parigi per intraprendere la carriera militare. Giovanissimo generale nel 1796 ottenne clamorosi successi durante la campagna d’Italia contro l’Austria e i suoi alleati. Per contro, più tardi, non ebbe i risultati sperati nella campagna d’Egitto dove avrebbe dovuto ostacolare i commerci inglesi nel Mediterraneo.

Al suo rientro a Parigi nel 1799, appoggiato dalla classe borghese e dalla polizia, rovesciò il Direttorio con un colpo di stato proclamando un consolato accentrato ed autoritario. Il nuovo regime attuò miglioramenti all’esercito, alla finanza, ai diritti civili e penali, e al commercio. Questi successi spinsero Napoleone ad autoproclamarsi imperatore di Francia nel 1804 e re d’Italia nel 1805.

Partì alla conquista dell’Europa annettendone vari territori. Il rifiuto da parte della Russia di coalizzarsi contro l’Inghilterra spinse i francesi ad invadere Mosca che però li respinse. Fu quella una disfatta che infuse coraggio alle forze alleate contro il nemico francese che venne sconfitto a Lipsia nel 1813.

Occupata Parigi dalle forze nemiche, Napoleone fu costretto ad abdicare e Luigi XVIII riprese il trono; conseguentemente Napoleone fu esiliato nel maggio del 1814 all’Isola d’Elba. Da qui però fuggì nel febbraio del 1815 per riprendere il potere ma fu definitivamente sconfitto a Waterloo nel giugno del 1815. Esiliato nell’isola atlantica di Sant’Elena, Napoleone vi morì il 5 marzo1821.

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Homann, Repubblica Elvetica, incisione su rame, 1732

La nascita della Svizzera

Secondo la tradizione, i rappresentanti di Uri, Svitto e Untervaldo si riunirono il 1° agosto 1291 sul Grütli, praticello che si affaccia sul lago dei Quattro Cantoni in territorio urano, per prestare giuramento di reciproca assistenza ed alleanza. I manuali di storia menzionano i nomi dei 3 personaggi che avrebbero concluso il patto: Walter Fürst, Arnold von Melchtal e Werner Stauffacher.

 

Composto da 13 punti che contenevano anche aspetti giuridici oltre che regole per la conciliazione di controversie fra gli stipulanti, il documento di tale accordo è oggi conservato al Museo Nazionale di Svitto e ha preso appunto il nome di “Patto Federale”. Fu indicato come atto fondatore della Confederazione nel 1891, quando il Governo federale gli attribuì la data di stipulazione del 1° agosto 1291, ossia il momento della nascita della Confederazione Elvetica.

 

Il richiamarsi al Patto federale quale più antica Costituzione svizzera è servito a rafforzare la coesione dello Stato federale democratico. Grazie al suo carattere simbolico (di un’unione a difesa dalle minacce esterne), questo documento è divenuto per l’opinione pubblica un elemento centrale della storia e della politica svizzera. Nel 1899 infatti il Consiglio federale dichiarò il 1° di agosto festa nazionale, promuovendo ogni anno una cerimonia commemorativa sul Grütli.

Rappresentazione del Patto Federale Svizzero del 1291, da una vecchia stampa

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Aegidius Tschudi, Svizzera, incisione su rame, 1580

Aegidius Tschudi

(1505-1572) È stato uno storico, cartografo e politico svizzero di origini glaronesi. Il suo importante studio storiografico “Die uralt wahrhafftig alpisch Rhätia” del 1538 era corredato da una cartina, autonomamente elaborata che per la prima volta mostrava l’intero territorio svizzero con molti dettagli e toponimi. Va da sé che all’epoca non esistevano né atlanti né cartine geografiche affidabili, per cui la Svizzera di Tschudi non é conforme ai canoni rappresentativi convenzionali, in quanto realizzata in base alle conoscenze del territorio del suo autore.

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Giorgio Domenico Fossati, Carta corografica del lago di Lugano “co’ suoi confini”, 1740

Giorgio Domenico Fossati (Morcote 1705, Venezia 1785)

Oltre che architetto, fu incisore, scenografo, illustratore e letterato. Realizzò disegni e incisioni delle architetture del Palladio. Nel 1716 a Venezia, fu allievo e collaboratore di Domenico Rossi. Eseguì vedute e carte corografiche dei laghi Maggiore e Ceresio. Figura minore dell’architettura veneziana del XVIII secolo, fu tuttavia in grado di formulare progetti in linea con gli orientamenti più avanzati del suo tempo. (Fonte: Dizionario Storico della Svizzera)

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Abramo Ortelio, Ducato di Milano, incisione su rame, 1580

Il Ticino nel periodo dei baliaggi

Nel 1515 prese definitivamente piede in Ticino il periodo detto dei confederati o dei baliaggi. I territori che nel 1803 costituiranno il Canton Ticino erano suddivisi in otto baliaggi, in linea di massima corrispondenti agli attuali distretti. I baliaggi cisalpini non appartenevano però tutti ai tredici cantoni, che formavano allora la Confederazione Elvetica. Infatti, mentre la Leventina dipendeva solamente dal Canton Uri, gli odierni distretti di Blenio, Riviera e Bellinzona erano baliaggi, oltre che di Uri, anche di Svitto e del semicantone di Nidvaldo. Il restante territorio ticinese, invece, era spartito in quattro baliaggi sotto la dipendenza comune dei dodici cantoni (tutti meno Appenzello), i cosiddetti Baliaggi Ultramontani.

I baliaggi sono stati una forma di organizzazione amministrativa in cui il territorio veniva gestito tramite il balivo, chiamato anche landfogto. Ogni baliaggio poteva essere soggetto a una o più autorità che ne designavano il balivo. Questi comandava le truppe locali in caso di guerra, deteneva la giurisdizione, era responsabile dell’ordine pubblico e controllava il fisco e l’amministrazione delle comunità. Il balivo poteva agire direttamente o indirettamente tramite persone di fiducia. Nonostante l’ampiezza delle sue competenze, il balivo era soggetto a molti controlli da parte delle autorità superiori che, interessate al mantenimento di un potere stabile, prendevano in grande considerazione le istanze dei sudditi.

La costituzione della Repubblica Cisalpina (che aspirò in un primo tempo ad annettere le terre svizzere di lingua italiana) e lo scoppio della Rivoluzione elvetica fecero sì che i moti portassero all’emancipazione dei baliaggi ticinesi che si unificarono nel 1803 in un nuovo soggetto, il cui nome venne ripreso da quello del fiume più importante del territorio: il Ticino.

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Nicola De Fer, Italia, incisone su rame, 1707

Leonardo da Vinci

(1452-1519) fu pittore, scultore, inventore, ingegnere militare, scenografo, anatomista, pensatore e uomo di scienza. Per tutte queste capacità è considerato uno dei geni dell’umanità che rese grande il Rinascimento. Leonardo, che era tra l’altro mancino, studiò a fondo l’anatomia umana fino a sezionarne i cadaveri. Ciò gli permise di disegnare il corpo umano con un realismo sconosciuto fino ad allora. Fra le opere più famose di Leonardo ricordiamo la Gioconda (oggi esposta al Louvre), l’Ultima Cena (o Cenacolo) affresco sito a Santa Maria delle Grazie a Milano, e l’Uomo Vitruviano, disegno custodito alle Gallerie dell’Accademia a Venezia.

Il papato

Da quando la capitale dell’Impero d’Oriente fu trasferita a Costantinopoli e ciò che restava dell’Impero d’Occidente si trovava a Ravenna, Roma perse la sua valenza di centro nevralgico dell’Impero, conservando solamente l’autorità del papa. Questi consolidò il suo potere temporale con l’aiuto dei longobardi e di Carlo Magno. Fino al 751 d.C., quando fu invasa dai longobardi, Roma faceva infatti parte dell’Impero Bizantino. Nel 756 Pipino il Breve concesse al papa il potere su tutte le religioni delle zone vicine a Roma, ciò che concretamente portò alla creazione dello Stato Pontificio. Lo sviluppo sociale della dottrina cristiana ebbe come conseguenza l’acquisizione del potere sia spirituale che temporale da parte del papa. Egli stabilì a Roma il centro nevralgico del Cristianesimo e la città divenne capitale dello Stato Pontificio, ruolo che conservò fino al 1870, quando fu annessa al Regno d’Italia. Papa Pio IX, dopo l’annessione, si ritirò in Vaticano definendosi “prigioniero dello Stato italiano”.  “La questione romana”, ossia di attrito tra lo Stato Pontificio (compresso ormai solo nei confini della Città del Vaticano) e il Regno d’Italia perdurò fino ai Patti Lateranensi del 1929 sottoscritti con il governo fascista.

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Giovanni G.B. Piranesi, Piazza S. Pietro, stampa ripresa da un’incisione del 1770 ca.

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