
Scheda del film
Titolo: Il Gattopardo
Anno di produzione: 1963
Genere: Eventi storici e rivoluzioni sociali
Regia: Luchino Visconti
Soggetto: Da un romanzo di Giuseppe T. di Lampedusa
Sceneggiatura: Suso Cecchi D’Amico, Pasquale Festa Campanile, Enrico Medioli, Massimo Franciosa, Luchino Visconti
Scenografia: Mario Garbuglia
Colonna sonora/Musiche: Nino Rota (dirette da Franco Ferrara); Valzer brillante di G. Verdi; Giovani eroi di Italo Delle Cese; Amore e ambizione di Felice Montagnini Titanus, Société Nouvelle Pathé
Casa di produzione: Titanus
Produttore esecutivo: Pietro Notarianni
Ambientazione: Sicilia (Palermo e provincia)
Periodo: 1860-1862
Riconoscimenti: 1 premio al Festival di Cannes; 1 premio David di Donatello; 3 premi Nastri d’Argento
Lingua originaria: Italiano

Personaggi e interpreti principali
don Fabrizio Corbera, principe di Salina: Burt Lancaster
Tancredi Falconeri: Alain Delon
Angelica Sedara/Donna Bastiana: Claudia Cardinale
don Calogero Sedara: Paolo Stoppa
principessa Maria Stella di Salina: Rina Morelli
Concetta: Lucilla Morlacchi
padre Pirrone: Romolo Valli
conte Cavriaghi: Mario Girotti
Francesco Paolo di Salina: Pierre Clémenti
don Ciccio Tumeo: Serge Reggiani
cavaliere Chevalley di Monterzuolo: Leslie French

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La residenza di Donnafugata era stata creata ispirandosi al piccolo centro di Palma di Montechiari in provincia di Agrigento, che però non fu possibile utilizzare per le riprese. Si optò quindi per Ciminna a 40 km da Palermo. Il Palazzo del Principe, nelle scene iniziali, è Villa Boscogrande sulla Piana dei Colli a Palermo. Altre locations furono Palazzo Manganelli a Catania, Villa Giustiniani-Odescalchi di Bassano Romano (Viterbo), il Castello Odescalchi di Bracciano, Palazzo Chigi a Roma.
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I lavori di adattamento dei luoghi furono imponenti: bisognò nascondere l’asfalto cittadino con terra battuta per la carica dei garibaldini, rifare l’intera piazza di Ciminna, restaurare palazzi storici e crearne di nuovi; ogni giorno arrivavano fiori freschi da San Remo e si organizzò una lavanderia con 50 addetti per disporre di guanti bianchi costantemente puliti.
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Le alte spese di produzione del film causarono la quasi bancarotta della casa di produzione.
Il Gattopardo è ambientato nel periodo storico dell’unità d’Italia. Nel 1860, la penisola era divisa tra il Meridione (Borboni), il Nord (Asburgo), lo Stato Pontificio e il Regno di Sardegna (Savoia). Garibaldi (sostenitore di Vittorio Emanuele II di Savoia nell’unità d’Italia) sbarca nel maggio 1860 a Marsala e caccia i Borboni dalla Sicilia, poi conquista Napoli e riconosce Vittorio Emanuele II come re d’Italia. Nel film Chevalley di Monterzuolo, inviato dal governo di Torino, offre a don Fabrizio Corbera un seggio da senatore, ma il principe rifiuta, in quanto l’aristocrazia è sempre stata contraria all’unità d’Italia. La storia ci ricorda che Nizza e la Savoia vennero cedute alla Francia in cambio dell’appoggio ricevuto contro gli Asburgo. Nel 1861 i siciliani legittimarono l’unificazione al nuovo regno. Nel film questo atto formale è ritenuto inutile dal principe Salina, poiché l’annessione era già avvenuta militarmente. Il sistema amministrativo piemontese si estese progressivamente nel sud Italia, ma la situazione sociale rimase inalterata, con povertà e analfabetismo diffusi. Nel 1862 Garibaldi volle forzare il governo puntando all’annessione di Roma all’Italia ma venne fermato in Aspromonte (dove fu ferito), ciò che accrebbe le tensioni tra i garibaldini e i Savoia. Si dovrà attendere fino al settembre 1870, dopo la sconfitta di Napoleone III a Sedan, per vedere l’annessione di Roma al regno d’Italia.
Trama
Nel maggio 1860, dopo lo sbarco a Marsala di Garibaldi in Sicilia, don Fabrizio assiste con distacco e con malinconia alla fine dell’aristocrazia. Vedendo come gli amministratori e i latifondisti della nuova classe sociale in ascesa approfittano della nuova situazione politica, capisce che per la nobiltà è ormai prossima la fine della sua superiorità.
Don Fabrizio, appartenente a una famiglia di antica nobiltà, viene rassicurato dal nipote prediletto Tancredi che, pur combattendo nelle file garibaldine, cerca di far volgere gli eventi a proprio vantaggio e pronuncia la famosa frase: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Anche la risposta di don Fabrizio è emblematica: “E dopo sarà diverso, ma peggiore.”
Quando, come tutti gli anni, il principe con tutta la famiglia si reca nella residenza estiva di Donnafugata, trova come nuovo sindaco del paese Calogero Sedara, un borghese di umili origini, rozzo e poco istruito, che si è arricchito e ha fatto carriera in campo politico. Tancredi, che in precedenza aveva manifestato qualche simpatia per Concetta, figlia di don Fabrizio, s’innamora invece di Angelica, figlia di don Calogero, che infine sposerà, anche attratto dal suo notevole patrimonio.
Episodio significativo è l’arrivo a Donnafugata di un funzionario piemontese, il cavaliere Chevalley di Monterzuolo, che offre a don Fabrizio la nomina a senatore del nuovo Regno d’Italia. Il principe però rifiuta, sentendosi troppo legato al vecchio mondo siciliano, citando come risposta al cavaliere la frase: “In Sicilia non importa far male o bene: il peccato che noi siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di ‘fare’”.
L’esito del connubio tra la nuova borghesia e la declinante aristocrazia è un cambiamento ormai irreversibile: don Fabrizio ne avrà la conferma durante un grandioso ballo, al termine del quale inizierà a meditare sul significato dei nuovi eventi e a fare un sofferto bilancio della sua vita.
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