Tradizioni popolari elvetiche
Le tradizioni popolari elvetiche costituiscono un forte “collage” che unisce la gente, mescolando le varie componenti linguistiche e umane che caratterizzano i 26 cantoni confederati. Grazie a questi eventi ricorrenti la popolazione ha così la possibilità di vivere assieme una parte del suo tempo libero.
Guai se queste tradizioni scomparissero. Ne soffrirebbe l’intera identità nazionale, con il rischio di sbriciolarsi e di sciogliersi come neve al sole. Più ci si conosce, meglio si può comprendere i rispettivi punti di vista e si accettano più volentieri le inevitabili differenze esistenti. Quest’ultime infatti contribuiscono ad arricchire la nazione nel suo aspetto globale.
È certamente vero che esistono altri elementi che tengono unito il popolo confederato. Sarebbe da ipocriti non riconoscerlo: sicurezza, economia e sano pragmatismo. Ciò non di meno vi sono i sentimenti verso il proprio Paese. La parte più genuina dell’attaccamento si trova sicuramente nella storia, nei legami secolari ed umani che trovano appunto un grande riscontro nelle tradizioni. Non per niente con la festa del 1° agosto tutta la Nazione rinnova un vincolo di solidarietà tra la sua gente, ricordando il Patto del Grütli, simbolo della difesa della propria autonomia dalle tirannie esterne.
La lotta svizzera, dipinto di Claudio Domenici
Le tradizioni viventi costituiscono un importantissimo patrimonio culturale immateriale, tanto è vero che la Svizzera ha aderito nel 2008 alla Convenzione UNESCO per la sua salvaguardia, impegnandosi nel contempo a compilare un inventario delle tradizioni viventi ed aggiornarlo regolarmente in collaborazione con i cantoni. Un’ampia lista già esiste e la si può consultare sul sito: www.tradizioni-viventi.ch.
Al fine di rendere più scorrevole la lettura di questa tematica, si è pensato di riunire le più conosciute tradizioni elvetiche in alcuni raggruppamenti, a seconda delle loro caratteristiche. Dapprima quelle di vita contadina, che includono anche i raccolti, la vendemmia e l’alimentazione in generale. Seguono poi le tradizioni legate al carnevale, alle festività religiose, alla musica, alla danza, al teatro e al folclore, quindi quelle che ricordano eventi storici o fanno rivivere credi popolari, ed ancora le attività sportive e i giochi di società, l’artigianato, l’arte e il tempo libero.
Nell’ambito delle tradizioni popolari che caratterizzano la Svizzera, il gruppo Cetra ha appoggiato nel tempo numerose iniziative ed eventi in vari cantoni elvetici tra cui naturalmente il Ticino. L’intento è sempre stato quello di cercare di consolidare il senso di appartenenza della gente alla nazione, avvicinando le varie culture ed usanze che la contraddistinguono. Tutto ciò è avvenuto concretamente con momenti di incontro che hanno permesso di scoprire od anche consolidare varie sfaccettature di realtà nazionali e regionali.
Transumanza, salite all'alpeggio
Partenza per l’alpeggio, Urnäsch
Salita all’alpeggio in Appenzello
Con l’arrivo della bella stagione è buona norma, o meglio una radicata tradizione, dei contadini ed allevatori del fondovalle di portare le mucche sugli alpeggi. Questo evento è particolarmente sentito in alcune regioni della Svizzera centrale, orientale e della Gruyère, dove l’allevamento (e la lavorazione del latte) costituisce un cespite importante per le relative economie agricole.
In Appenzello (Interno ed Esterno) e nel distretto Toggenburgo del Canton San Gallo, le salite all’alpeggio vengono celebrate con cortei che si svolgono con precise coreografie e dove i partecipanti si vestono con i costumi tradizionali.
In Appenzello il corteo è aperto da un pastorello e da una pastorella che tengono a bada il gregge di capre; vengono poi l’alpigiano, caratterizzato da pantaloni alla zuava gialli e secchio per la mungitura sulla spalla sinistra, tre mucche con al collo i loro sonori campanacci, alcuni accompagnatori in pantaloni marroni e gilet rossi, ed infine le mandrie di mucche con i loro proprietari scortati da un cane pastore. Chiude il corteo un carrettiere con un “Lediwagen”, ossia un carretto per il trasporto degli attrezzi in legno utilizzati per la produzione del formaggio sull’alpe.
Salita allo Schwägalp; quando il pendio diventa più ripido, gli alpigiani tolgono i campanacci dal collo delle mucche
La transumanza nella pittura contadina
Nel Toggenburgo, dopo la salita all’alpeggio, viene celebrata sull’alpe Sellamatt l’Älplerchilbi (festa con cori, musiche e danze popolari), mentre in Appenzello, in altura, si tengono l’Alpstobete e la Jakobifeier, feste caratterizzate da danze, musica popolare, jodel e concerti di campanacci, nonché il Sennenball, ossia il ballo degli alpigiani. La stagione alpestre si conclude poi ogni anno con le tradizionali fiere del bestiame.
Va d’altra parte precisato che anche in altre località d’altura elvetiche le feste campestri, specie quelle caratterizzate dalla presenza del bestiame, vengono spesso anch’esse chiamate Älplerchilbi. Nel canton Friburgo la salita all’alpeggio è chiamata Poya, termine col quale dagli anni ’60 si designano addirittura le rappresentazioni artistiche di vita rurale. Attualmente esistono alcune centinaia di Poya, in bella mostra sulle facciate delle cascine della regione. Molte di queste sono eseguite su legno da valenti pittori e si trovano anche all’interno delle abitazioni.
Transumanza, discese dall'alpeggio
Chästeilet a Sigriswil
Älplerchilbi a Stans
In molte località della Svizzera centrale (Lucerna, Nidvaldo, Obvaldo, Svitto e Uri), dove è rilevante l’economia alpestre, la discesa del bestiame a valle al termine dell’estate viene caratterizzata da feste e danze, costituendo così un’importante aggregazione sociale. Momenti di spensieratezza, ed anche di raccoglimento mistico di ringraziamento per l’attività produttiva, fanno da cornice a questo evento.
La tradizione della transumanza è molto sentita nel canton Berna, come ad esempio a Sigriswil dove è in auge il “Chästeilet”. Durante l’estate alpina i caseifici di altura producono il formaggio, e prima della discesa a valle delle bestie, questo viene condiviso tra gli stessi contadini con il rituale secolare conosciuto appunto come “Chästeilet”.
Nei cantoni di Obvaldo e Nidvaldo queste sagre degli alpeggi sono conosciute col nome di Älplerchilbi, mentre nella regione del Rigi sono chiamate Sennenchilbi, differenziandosi dalle prime per alcune varianti, come la maggior durata del corteo.
La stagione dell’alpeggio nella Gruyère
Formaggio Etivaz
Concorso della mucca più bella
Di fatto in Svizzera l’estate per gli alpigiani dura di solito da giugno a settembre. Nel distretto della Gruyère questa estivazione perdura da secoli ed è contraddistinta dalla produzione di formaggi, alcuni dei quali di notevole qualità e rinomanza (come il Vacherin fribourgeois, il Gruyère d’alpeggio DOP e l’Etivaz formaggio d’alpe DOP). In questo lungo periodo dell’anno si susseguono in altura diverse feste, tra cui quelle in cui viene eletta la più bella mucca delle mandrie esposte.
Mercato dei tori e fiere
del bestiame nella Svizzera centrale
Svitto 1930
Mercato dei tori a Zugo
Dal tardo medioevo e per diversi secoli l’economia lattiera e della pastorizia ha avuto un ruolo importantissimo specie nella Svizzera tedesca. Tutto ruotava attorno agli animali ed in questo contesto le fiere locali del bestiame costituivano momenti importanti nella vita dei contadini e degli allevatori. Non solo si tenevano i mercati appositi ma questi erano spesso sede di concorsi per i migliori esemplari di allevamento.
Anche se l’agricoltura in Svizzera si è ridimensionata negli ultimi decenni, le fiere del bestiame restano sempre un momento d’incontro importante, specie nelle regioni rurali di Lucerna, Nidvaldo, Obvaldo, Svitto, Uri e Zugo, attirando molti visitatori provenienti non solo dagli ambienti contadini.
Il mercato dei tori di Zugo, con le sue centinaia di capi esposti, costituisce dal canto suo la fiera del bestiame d’allevamento più importante in Svizzera. Organizzata fin dal 1898, essa ha luogo il mercoledì e il giovedì della prima settimana completa di settembre e rappresenta un appuntamento fisso per migliaia di operatori provenienti anche dall’estero.
Allevamento e combattimenti di mucche
Combattimento di mucche a Martigny
Di norma sugli alpeggi i combattimenti di mucche sono utili per definire le gerarchie delle mandrie. Per contro nel fondovalle, dove ad esempio si tengono dal 1920 in Vallese, i combattimenti, specie quelli con animali della razza Hérens (che possiede la doppia caratteristica di robustezza e combattività), hanno un alto valore simbolico nel mantenimento delle tradizioni agricole regionali. Degno di rilievo è il combattimento delle mucche che si tiene a Martigny, sempre in Vallese.
La fondue e la raclette, piatti tipicamente elvetici
Fondue
Far fondere il formaggio rigorosamente svizzero in un recipiente di terracotta sopra un fornello, posto al centro del tavolo, e gustarne la fondue così ricavata direttamente dal tegame bollente, intingendovi dei pezzetti di pane o di patate, costituisce sempre un piacevole momento, in particolare se lo si fa in famiglia o in allegra compagnia.
La fonduta, che si compone essenzialmente di formaggio, pane e vino, rappresenta un pasto vero e proprio. La sua origine risalirebbe al 1699, prendendo piede massicciamente nel canton Friburgo, per poi diffondersi a macchia d’olio in tutta la Confederazione, arricchendosi di diverse varianti. Di queste, le più note sono la fondue moitié-moitié (gruviera e vacherin friburghese mescolati con vino bianco, kirsch e fecola di mais) e la fondue vacherin friburghese, più leggera perché composta dal solo formaggio con l’aggiunta di un po’ d’acqua.
Raclette
Anche la raclette fa parte dell’immaginario collettivo elvetico. A differenza della fondue, il formaggio viene fuso su delle padelline o piastre riscaldate su un fornello elettrico, o meglio ancora – se si possiede un’attrezzatura adeguata professionale o semi professionale – accostando una mezza forma di formaggio ad un fornello elettrico posto in verticale. Una volta fuso, il formaggio viene raschiato con una spatolina in legno direttamente sulle patate o il pane. Piatto tipico vallesano, la raclette è ormai diffusa in tutta la Svizzera e la si apprezza maggiormente (come d’altra parte la fondue) nei periodi freddi dell’anno.
Vige una regola molto importante da osservare per ambedue questi piatti: quella di non bere acqua pasteggiando. Molto meglio ricorrere al tè caldo o al vino bianco. L’acqua infatti può produrre nello stomaco brutti scherzi se assunta assieme al formaggio fuso.
La “Bénichon”
Bénichon friburghese
In uso specialmente nel canton Friburgo, con l’espressione “Bénichon” (Kilbi in tedesco) s’intende un pasto abbondante consumato in famiglia o nelle feste paesane, composto da carne di bue, maiale o pecora, preparata in vari modi e preceduta magari da un brodo o una zuppa di cavoli e accompagnata da ortaggi; dopo di che seguono vari dolci.
La Bénichon è spesso però sinonimo di feste popolari, con balli e grandi tavolate di conviviali, che si svolgono prevalentemente nel cantone bilingue nella seconda domenica di settembre in pianura e nella seconda domenica di ottobre in montagna. Ma si festeggia anche in città dove i commercianti mettono in bella mostra i prodotti regionali e i ristoratori presentano svariati menù a tema.
La vendemmia in Svizzera e la festa dei vignaioli di Vevey
Festa dei vignaioli di Vevey e momento di vendemmia
Con la fine dell’estate anche in Svizzera il mondo agricolo, e chi vi ruota attorno, si prepara a festeggiare la raccolta dell’uva. La vendemmia inizia di norma al sud e nelle zone più assolate verso metà–fine settembre, per terminare, in alcune regioni del nord e nella Svizzera romanda, nella prima decade di ottobre.
Questo avvenimento agreste è sempre sinonimo di festeggiamenti e manifestazioni, più o meno articolate e fantasiose nelle regioni di produzione interessate. Si tengono cortei con carri addobbati e contadini vestiti con abiti multicolori, che sfilano tra la folla plaudente. Bancarelle ben fornite dei prodotti della terra e dell’artigianato locale fanno sempre bella mostra nelle vie cittadine.
C’è una festa però, per la sua storia e dimensioni, che merita in questo contesto un particolare approfondimento. È la “Festa dei vignaioli di Vevey”, che è addirittura inserita nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO.
Essa si tiene solamente ogni ventennio, ossia circa 5 volte in un secolo, a Vevey ed ha una durata di circa 2 settimane. Durante l’evento la città si trasforma in un grande teatro a cielo aperto. La festa viene organizzata dalla Confraternita dei vignaioli fin dalla fine del ’700. Pensata sin dall’inizio come spettacolo vero e proprio, cui partecipano poeti, musicisti e coreografi, l’evento è molto amato dai vodesi che la preparano e la vivono con passione. La cittadinanza partecipa ed assiste ai vari spettacoli di contorno, come quello della sfilata con i carri e le rappresentazioni dei mestieri della terra, ricche di colori e costumi. L’ultima edizione della festa si è tenuta dal 18 luglio all’11 agosto 2019 e ha riunito 5.500 figuranti che si sono esibiti nei 20 spettacoli previsti. Durante tutta la manifestazione la città vodese ha accolto più di un milione di visitatori.
La coltivazione
delle ciliegie nel canton Zugo
Ciliegio in fiore
Manifesto pubblicitario, Ueli Kleeb e Caroline Lötscher, 2009
Sin dal ’600 la coltivazione delle ciliegie riveste un ruolo importante nella vita e nell’economia agricola del canton Zugo. Frutto prelibato, da consumarsi anche subito, la ciliegia è ormai entrata nella tradizione come elemento base per preparare dolci e bevande.
A partire dal ’700 (e forse anche prima) iniziò la distillazione del frutto per produrre la tipica grappa, conosciuta con il nome di “Kirsch”. Alla fine del XIX secolo la Kirschwasser di Zugo commerciava brillantemente in tutto il mondo il Kirsch locale e alcuni decenni dopo iniziarono le preparazioni su vasta scala della “Zuger Kirschtorte”.
Oggigiorno in questo cantone si distillano annualmente più di 60.000 litri di Kirsch, di cui circa un quarto viene utilizzato per la preparazione dell’ambito dolce. Più o meno tre quarti delle aziende agricole del cantone, ossia circa 400, possiedono coltivazioni di ciliegie.
Lo Zibelemärit a Berna
Il mercato delle cipolle in un’edizione degli anni ‘20
Il mercato delle cipolle in un’edizione recente
Il mercato delle cipolle a Berna è una tradizionale festa popolare che si tiene annualmente in grande stile nel centro cittadino il quarto lunedì di novembre. La Piazza Federale e le vie, che dal municipio risalgono verso la stazione, sono occupate da bancarelle che vendono ogni tipo di cipolle. Molte vengono presentate artisticamente sotto forma di trecce, varie figure e decorazioni. Improvvisati venditori propongono, a complemento, zuppe, magenbrot (specie di torta speziata), vin brulé, souvenirs di vario genere ed anche articoli artigianali.
Lo Zibelemärit, le cui origini risalgono al medioevo, è divenuto la festa tradizionale più visitata del cantone. Sin dalle prime ore del mattino le vie sono già affollate. I ristoranti propongono varianti ai loro menu, come zuppe e torte di cipolle o di formaggio. L’allegria regna sovrana, per la gioia anche dei più piccoli che possono divertirsi sulle giostre posizionate sulla Schützenmatte.
La fienagione selvatica nella Svizzera centrale
I fasci di fieno (Burdenen o Piggel) vengono fatti rotolare verso il fondovalle
Come non essere riconoscenti verso i contadini delle nostre regioni vallive per la cura e l’amore che dimostrano verso i declivi scoscesi delle loro terre, ricche di erba e di fieno da taglio! Da secoli, nella bella stagione, gli uomini (…ed anche le donne) s’inerpicano, non senza rischi, sui pendii per falciare l’erba destinata a fieno per gli animali. In genere si tratta di prati che, per la loro morfologia, non si prestano al pascolo né tantomeno a specifiche coltivazioni.
Vi cresce una vegetazione naturale, che poi diventa “fieno selvatico” dopo il taglio che avviene quasi esclusivamente ancora con l’ausilio della sola falce. Una volta tagliata, l’erba viene raccolta e trasportata al piano tramite una fune.
È tradizione nei cantoni di Nidvaldo, Obvaldo, Svitto e Uri di formare dei fasci di fieno (Burdenen o Piggel) che possono pesare più di 50 chili, e di farli rotolare verso il fondovalle ad una velocità che può raggiungere anche i 100 km orari, producendo un sibilo caratteristico.
La fienagione selvatica è particolarmente seguita nel canton Uri che, possedendo quasi un terzo di tutte le superfici sfruttate per l’ottenimento del fieno selvatico nella Confederazione, s’impegna attivamente fra le sua gente per il mantenimento e la promozione di questa utile tradizione.
La costruzione dei muri a secco
Costruzione dei muri a secco
Esempio di muro a secco
I muri a secco fanno parte del paesaggio rurale in tutta la Svizzera e costituiscono una testimonianza della laboriosità elvetica. Grazie all’uso di pietre naturali e senza l’impiego di malta, cemento o leganti, questi muri sono stati costruiti dai nostri contadini nel corso dei secoli. Oltre a proteggere i terreni dall’erosione del tempo, essi preservano un ambiente prezioso per piante ed animali, favorendone la biodiversità ed arricchendolo dal profilo estetico. La loro costruzione ed il relativo mantenimento sono oggetto di veri e propri corsi di apprendimento tenuti da artigiani ed organizzati da associazioni rurali sparse sul territorio nazionale.