Festività religiose elvetiche
Anche la Svizzera non è uscita indenne dal fenomeno della secolarizzazione che ha caratterizzato il mondo intero a partire dal secondo novecento. Tuttavia molte delle sue festività religiose sono ancora assai sentite nella popolazione, specie nei piccoli paesi e nelle zone rurali e di montagna.
La tradizione di San Nicola
Klausjagen di Küssnacht
La figura cristiana a cui si ispira questa tradizione natalizia è quella di San Nicola di Myra (Turchia, ca. 261–343), anche noto come San Nicola di Bari, e quindi da non confondere con Nicolao della Flüe (1417-1487), contadino di Sachseln, che è onorato e festeggiato nel canton Obvaldo il 25 settembre.
Nella Svizzera centrale (Lucerna, Nidvaldo, Obvaldo, Svitto, Uri e Zugo) in concomitanza con il 6 dicembre si ripresenta annualmente la figura del Samichlaus (San Nicola) che fa visita alle famiglie con bambini, alle associazioni o alle case per anziani. Molti villaggi organizzano appositi cortei con il personaggio vestito di rosso accompagnato da Trychlern (suonatori di campanacci), Geisslechlöpfern (schioccatori di frusta) nonché da portatori di lanterne e fiaccole e dagli Schmutzli avvolti in tuniche nere. Non mancano poi l’asino e figure angeliche.
La festa di San Nicola a Friburgo
L’evento più conosciuto nella regione è il Klausjagen di Küssnacht am Rigi che attira sempre un numeroso pubblico. La cerimonia del 6 dicembre è particolarmente sentita anche a Friburgo, città della quale San Nicola è patrono. Alla sera del primo sabato di dicembre San Nicola ritorna a Friburgo sul suo asino scortato da musicanti e gente festosa. Percorre le vie cittadine alla luce delle fiaccole e con il fragore delle campane, prima di entrare in cattedrale e salire sulla torre per parlare alla folla ammassata nella piazza e nelle strade antistanti, dove tra l’altro sono posizionate rivendite di vin brulè e cibarie varie. La festa a Friburgo viene organizzata dal collegio Saint-Michel che mobilita studenti, professori nonché autorità civili e religiose.
Silvesterchlausen
Schöne
L’ultimo dell’anno è universalmente festeggiato, ma nel cantone di Appenzello Esterno lo si fa in maniera particolare. Il 31 dicembre (ed anche il 13 gennaio, capodanno giuliano) nella regione appenzellese si festeggia la tradizione dei “Kläuse” di San Silvestro detti anche “Silvesterchlausen”. Gli Schuppel (gruppi di Kläuse) girano fra le fattorie per portare gli auguri alle famiglie. Giunti sulla porta, in semicerchio agitano ritmicamente enormi campanacci e intonano uno Zäuerli (una specie di Jodel).
A seconda del loro abbigliamento i Silvesterchlausen si dividono in 3 gruppi: i Belli (Schöne), i Brutti (Wüeschte) e i Kläuse della foresta o della natura (Schö-Wüeschte). La maggior parte dei figuranti porta dei campanacci appesi al collo e sulla schiena alcuni enormi e vistosi. Trattandosi di un’usanza maschile, nelle Silvesterchlausen la presenza femminile è limitata ai soli bambini.
Wüeschte
Schö-Wüeschte
Le processioni storiche di Mendrisio
Rappresentazione della Via Crucis durante le processioni storiche
Esistenti sin dalla metà del ‘600 a Mendrisio, le processioni della Settimana Santa si svolgono all’interno del borgo la sera del giovedì e del venerdì. Per l’occasione le contrade vengono illuminate da tenui luci che impreziosiscono di suggestione i vari eventi che si susseguono.
La sera del giovedì decine di costumanti, impersonanti cavalieri, soldati romani e soggetti biblici, mettono in scena la Passione di Cristo con rappresentazioni ispirate ai vangeli. La processione del venerdì invece, austera e solenne nel vero senso della spiritualità, è formata da centinaia di persone suddivise fra i membri di confraternite e associazioni religiose. Tre corpi musicali accompagnano il corteo suonando brani funebri. La processione viene aperta e chiusa da personaggi a cavallo al suono di tamburi. Dal dicembre 2019 la processione fa parte del patrimonio immateriale dell’umanità (UNESCO).
La preghiera dell’alpe della Svizzera centrale e nella regione di Sargans
La preghiera dell’alpe in un’immagine storica ed una contemporanea
La preghiera dell’Alpe (Betruf) fa parte delle tradizioni rurali dei cantoni Lucerna, Nidvaldo, Obvaldo, Svitto e Uri e viene cantata di giorno nel periodo dell’estivazione del bestiame. Al termine di una laboriosa giornata un alpigiano si apposta su un ripiano elevato e, congiungendo le mani a forma di megafono vicino alla bocca, o servendosi di un imbuto da latte di legno, intona dei cantici che possono essere uditi anche fino a valle. In un colorito tedesco o in dialetto vengono invocati Dio, la Madonna, Gesù, lo Spirito Santo e diversi Santi affinché proteggano gli alpigiani dalle disgrazie e dai pericoli.
La preghiera dell’Alpe è considerata un canto popolare gregoriano, che si è tramandato oralmente nei secoli sino ai nostri giorni fra i pastori. Una simile usanza è seguita anche sugli alpeggi della regione di Sargans, tra il lago di Walen e la valle della Tamina. È consuetudine che gli alpigiani imparino la preghiera dell’Alpe già in età scolastica, tanto è vero che ne esiste una forma stampata sin dal 1862 quale sostegno didattico.
I pellegrinaggi ad Einsiedeln e Mariastein
Pellegrinaggio a Einsiedeln
Pellegrinaggio a Mariastein
Il pellegrinaggio a piedi, o con un mezzo di trasporto, è una tradizione religiosa ancora assai diffusa in Svizzera, nonostante che dalla seconda metà del ‘900 molti riti celebrativi pubblici siano scemati o addirittura scomparsi. Va da sé che oltre a motivi religiosi, negli ultimi tempi questa usanza ha ripreso vigore per il bisogno individuale delle persone di ritrovare se stesse.
In Svizzera esiste una serie di santuari, le cui pitture sacre e reliquie attirano un numeroso pubblico. Il più frequentato è la chiesa abbaziale di Einsiedeln nel canton Svitto, che ogni anno richiama centinaia di migliaia di pellegrini da tutto il mondo per venerare la Madonna Nera, una statua di legno di età tardo gotica. Questa tradizione risale al ’200 o addirittura ad un‘epoca più remota.
Le origini del pellegrinaggio a “Maria im Stein” da parte sua risalgono al ’300. Nella località di Mariastein, nel canton Soletta, sorge appunto una cappella dedicata alla Madonna che ogni anno attira migliaia di fedeli provenienti da tutta la Svizzera e dai paesi limitrofi. Chiuso temporaneamente durante la rivoluzione francese, è dal 1636 che i monaci del convento benedettino si occupano dei pellegrinaggi e della cura del santuario mariano.
Le fiere di San Martino e di San Provino
Fiera di San Martino
Fiera di San Provino
Anche se intitolate ai due santi, queste fiere – molto conosciute e frequentate in Ticino – hanno perso molto del senso mistico e del sacro per cui erano nate. A onor del vero, durante il loro periodo di svolgimento, è comunque possibile recarsi in chiesa per una visita o per assistere alle funzioni celebrative per i due santi.
D’altra parte entrambe le manifestazioni si caratterizzano ormai per una ridotta componente agricola, garantita comunque dell’esposizione di capi di bestiame nonché di veicoli e macchinari agricoli, in quanto negli ultimi cinquant’anni si è visto sempre più la presenza di attività ludiche e commerciali. Sono numerose infatti le bancarelle che espongono prodotti locali, specie alimentari o di artigianato.
La fiera di San Martino a Mendrisio ha luogo nei prati che circondano la chiesa tardoromanica dei SS. Martino e Rocco. Si tiene l’11 novembre ma comprende anche il fine settimana che precede o segue questa data.
La fiera di San Provino dal canto suo si svolge ad Agno, nel borgo e nei prati circostanti, durante il fine settimana e il lunedì seguente più prossimi all’8 di marzo.