Il manifesto in Svizzera (Ticino)
Principali protagonisti del manifesto
Oltre al turismo il manifesto si è occupato di altri temi centrali della vita dell’uomo, dalla politica agli avvenimenti sociali (inclusa la guerra), la pubblicità, lo spettacolo, lo sport, la locomozione, l’economia, nonché l’arte e manifestazioni varie. Ma quali e quanti furono gli artisti che crearono decine di migliaia di immagini? Una parziale risposta la possiamo dare ricordando, oltre che diversi valenti artisti svizzeri, anche degli importanti esponenti europei e di oltre oceano, alcuni dei quali realizzarono opere per il mercato elvetico.
Partendo dalla Francia, culla dell’Affiche, troviamo Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901), Jules Chéret (1836-1932), Jean de Paleologu-PAL (1855-1942), Francisco Tamagno (1851-1933), Eugène Grasset (1841-1917), Alfons Mucha (1860-1939), Théophile Alexandre Steinlen (svizzero di nascita,1859-1923), Leonetto Cappiello (italiano di nascita, 1875-1942), Charles Loupot (1892-1962), Frédéric Hugo d’Alesi (1849-1906), Gustave Fraipont (1849-1923), Paul Berthon (1872-1934), Henri Ganier conosciuto meglio come Tanconville (1845-1936), Georges Meunier (1869-1934), Lucien Lefèvre (1850-1902?), Ferdinand Mifliez-Misti (1865-1922), Jules Alexandre Grün (1868-1930), Adolphe-Marie Mourot conosciuto meglio come Cassandre (1901-1968), Paul Colin (1892-1986), Geo Ham (1900-1972), poi gli americani William Bradley (1868-1962) e Edward Penfield (1866-1925), gli inglesi Ashley Havinden (1903–1973) e Edward McKnight Kauffer (1890-1954), i russi Vladimir Lebedev (1891-1967) e Vladimir Majakovskij (1893-1930), la scuola italiana con Giovanni Maria Mataloni (1869-1944), Marcello Dudovich (1878-1962), Adolf Hohenstein (1854-1928), Leopoldo Metlicovitz (1868-1944) e Gino Boccasile (1901-1952).
Su Chéret, Mucha, Lautrec, d’Alesi, nonché Boccasile, Cappiello, Dudovich, Hohenstein, Mataloni e Metlicovitz, veri pilastri della cartellonistica mondiale, riportiamo anche delle note di approfondimento, unitamente a una breve presentazione di valenti artisti e stampatori elvetici.

Jules Chéret
Parigi 1836, Nizza 1932
Litografo e disegnatore francese, è considerato il padre del manifesto artistico e capostipite di un’importante scuola che annoverò numerosi e bravi discepoli. Con la sua importante produzione di oltre mille manifesti contribuì al lancio e all’affermazione di questa nuova espressione dell’immagine. Le sue opere hanno raggiunto alti livelli di apprezzamento, specie quelle appartenenti al secondo periodo della sua creazione, ossia dopo il 1890. Chéret seppe conquistarsi l’amicizia dei grandi artisti della sua epoca, da Rodin a Bourdelle, da Manet a Renoir, divenendo a sua volta punto di riferimento per gli artisti della generazione successiva, come Seurat, Signac e soprattutto Toulose-Lautrec. Soprannominato “il Tiepolo dei Boulevards” e il “Watteau des carrefours” dai suoi contemporanei, Chéret contribuì a trasformare con la sua immensa produzione di manifesti a colori il paesaggio urbano facendo scendere l’arte nelle strade e nelle piazze. I protagonisti dei suoi manifesti, dagli splendenti colori primari (bleu, rosso e giallo) furono le figure femminili, le cosiddette Chérettes (proprio perché caratteristiche di Cherét), che possono essere considerate le antenate delle attuali modelle della pubblicità. Fu tra i primi a comprendere l’importanza dell’immagine a scapito del testo per il manifesto, che doveva essere appeso in luoghi di passaggio dove c’era pochissimo tempo a disposizione per essere osservato.

Alfons Mucha
Ivančice (Repubblica Ceca) 1860, Praga 1939
È riconosciuto come uno tra i più rappresentativi interpreti dell’Art Nouveau, “promotore” di un nuovo linguaggio comunicativo, di un’arte visiva innovativa e potente: le immagini femminili dei suoi manifesti furono presenti in tutti i campi della società del suo tempo e ancora oggi si può facilmente individuare il suo inconfondibile stile, eterno simbolo della Belle Époque. Nel 1885 frequentò l’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera e si trasferì a Parigi nel 1889 dove soggiornò per quasi un ventennio. Il primo vero successo arrivò nel 1894, quando disegnò un manifesto per Sarah Bernhardt in occasione dello spettacolo Gismonda di Victorien Sardou. Fu l’inizio di una lunga collaborazione, che lo decretò come uno dei più ricercati autori di arte applicata, di manifesti pubblicitari e di illustrazioni.

Henri De Toulouse-Lautrec
Albi (Francia) 1864, Saint-André-du-Bois (Francia) 1901
Per la sua statura ed importanza nella storia dell’arte, l’esclusiva qualità delle sue immagini, specie quelle più famose, Lautrec occupa un posto speciale nel mondo dell’arte pubblicitaria. In vent’anni di attività realizzò 600 dipinti, 350 litografie, 31 manifesti e 9 incisioni, e anche per questo è considerato uno dei più geniali grafici della storia, soprattutto nella litografia a colori. Nato da famiglia nobile, afflitto da una deformità fisica e cagionevole di salute, nel 1884 si trasferì a Parigi (dove fu allievo di Bonnat e Cormon) e più precisamente a Montmartre, luogo che fu per lui un’inesauribile fonte di ispirazione e in cui aprì, nel 1886, un proprio atelier di pittore. A Parigi condusse un’esistenza tormentata, frequentando assiduamente cabaret, caffè e sin dalla sua fondazione, nel 1889, divenne ospite fisso del Moulin Rouge.

Hugo D’Alesi
Hermannstadt (Transilvania) 1849, Parigi 1906
Frédéric Alexianu, noto come F. Hugo d’Alesi, fu un pittore e grafico pubblicitario che produsse un gran numero di manifesti per le ferrovie francesi, compagnie di navigazione e case automobilistiche. Nato nel 1849 in Romania si trasferì a Parigi dove si affermò come pittore e grafico pubblicitario, aprendo nel contempo una stamperia e uno studio. Grazie al contratto d’illustratore e affichiste per le compagnie ferroviarie viaggiò moltissimo, non solo in Francia, ma anche in vari paesi europei. Per la Svizzera realizzò bellissimi manifesti sull’Engadina e la Romandia. D’Alesi fu il più alto rappresentante negli ultimi decenni del XIX secolo per la cartellonistica turistica, grazie alla qualità e alle raffinate tirature delle sue litografie, ricche di vivaci colori che egli qualificava Affiches Simili-Aquarelle, tanto assomigliavano a dei veri dipinti.

Gino Boccasile
Bari 1901, Milano 1952
Pur essendo cieco da un occhio per un incidente infantile, frequentò a Bari la Scuola d’Arte e Mestieri per poi trasferirsi a Milano attorno al 1925, dove eseguì alcuni manifesti per l’agenzia Mauzan-Morzenti. Dopo brevi soggiorni a Parigi e in Argentina rientrò definitivamente a Milano svolgendo, a partire dagli anni ‘30, un’intensa attività di cartellonista e disegnatore per giornali satirici e riviste di moda. Tra l’aprile del 1937 e il settembre del 1938 realizzò la Signorina Grandi Firme, espressione che indicava la serie di “ragazze copertina” create per la rivista Grandi Firme. Durante la guerra creò numerosi manifesti e cartoline di propaganda per il regime, anche e soprattutto nel periodo della Repubblica di Salò. Nel 1947 riprese l’attività, specie nella pubblicità, disegnando anche per il Travaso, Incanto, Paradiso e Sette.

Leonetto Cappiello
Livorno 1875, Cannes 1942
Manifestò agli esordi la sua predisposizione artistica riproducendo alcune litografie antiche realizzate da dipinti famosi. Nel 1896 uscì la sua prima raccolta di caricature “La lanterna magica”, edita a Livorno. Si recò a Parigi (che divenne di fatto la sua seconda patria per i lunghi anni trascorsivi) nel 1897 dove ebbe modo di incontrare anche il musicista Giacomo Puccini presente per la rappresentazione della “Bohème”. Nella capitale francese si fece notare come collaboratore al giornale umoristico “Le Rire” quale caricaturista. Successivamente dopo il 1904 si dedicò al manifesto, operando un profondo rinnovamento e divenendo uno dei più famosi cartellonisti europei. Ricevette numerosi riconoscimenti in Italia e in Francia, tra cui la “Legion d’onore”. Nel 1922 la Biennale di Venezia gli dedicò una personale con 60 opere.

Marcello Dudovich
Trieste 1878, Milano 1962
Nato a Trieste da famiglia dalmata, dopo aver frequentato la locale scuola d’arte entrò nel 1897 alle Officine Grafiche Ricordi come aiuto disegnatore e litografo. Passò nel 1899 a Bologna presso Chappuis, presso il quale realizzò una grande produzione di manifesti, pur non abbandonando la Ricordi grazie ad un accordo di collaborazione. Creatore di manifesti che fecero di lui uno dei maggiori cartellonisti italiani, nel 1900 vinse la medaglia d’oro come cartellonista all’Esposizione Universale di Parigi. Collaborò a numerose riviste e come pittore ritrattista partecipò alla Biennale di Venezia del 1920 e 1922. Fra i clienti di Dudovich, sempre più numerosi e importanti, si ricordano: Carpano, Pirelli, Strega, Assicurazioni Generali e La Rinascente. Con quest’ultima stabilì un rapporto privilegiato e continuativo (1921-1956), realizzando più di cinquanta manifesti.

Adolf Hohenstein
San Pietroburgo 1854, Bonn 1928
Di origine tedesca crebbe a Vienna dove compì gli studi. Si trasferì a Milano intorno al 1880, lavorando come scenografo e come costumista per La Scala e per altri teatri. Nel 1889 iniziò a lavorare per le Arti Grafiche Ricordi, di cui divenne in breve tempo direttore artistico curandone sia la parte grafica (suoi i manifesti per La Bohème, Tosca, per la pubblicità della Campari, della Buitoni e del Corriere della Sera, insieme a innumerevoli cartoline, copertine di spartiti e libretti), sia la parte teatrale (scene e costumi per opere, tra cui Falstaff di Verdi del 1893 e gran parte delle opere di Puccini, dai bozzetti di Le Villi del 1884, al manifesto di Madama Butterfly del 1904). Alla Ricordi ebbe come collega Mataloni e come allievi Metlicovitz e Dudovich. Nel 1906 si trasferì definitivamente in Germania dove si dedicò alla pittura.

Giovanni Maria Mataloni
Roma 1869, Roma 1944
Di nobile famiglia marchigiana possidente di varie cartiere in provincia di Macerata, Giovanni Mataloni è considerato assieme a Leonetto Cappiello, Adolf Hohenstein, Leopoldo Metlicovitz e Marcello Dudovich uno dei padri del moderno cartellonismo italiano. Il suo primo manifesto è datato 1891 durante il periodo di attività alle Arti Grafiche Ricordi come tipografo. Ha collaborato anche con la De Agostini, le edizioni Chappuis di Bologna, l’editore Bocca di Torino, L’Illustrazione Italiana e lo Stabilimento Marzi di Roma. Tenne la cattedra di nudo presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma (annoverando tra i suoi allievi Umberto Boccioni). Nel 1896 aderì all’associazione In Arte Libertas alla quale venne ammesso come pittore specializzato nella ritrattistica. La sua attività principale restò tuttavia quella grafica, realizzata specie presso la Ricordi.

Leopoldo Metlicovitz
Trieste 1868, Ponte Lambro (Como) 1944
Tra i grandi cartellonisti della fine della seconda metà del XIX secolo fu probabilmente l’unico a possedere una formazione tecnica di operaio-litografo. Iniziò infatti a lavorare già giovanissimo ad Udine come aiuto litografo, per poi passare nel 1892 alle Arti Grafiche Ricordi quale direttore del reparto tecnico. Qui iniziò di fatto la sua attività di cartellonista nel 1896. Fu amico di Puccini e dei maggiori artisti dell’epoca per i quali curò la cartellonistica. Per il settore operistico realizzò numerosi manifesti, come: Tosca, Madama Butterfly, Turandot. Sempre nell’ambito della grafica pubblicitaria produsse numerosi manifesti per i Grandi Magazzini Mele di Napoli, prestigiosa committenza del tempo. Fu anche pittore di paesaggi e ritrattista applicando spesso un realismo “fotografico” ricollegabile all’attività grafica.