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Lugano, interno della cattedrale di San Lorenzo, sullo sfondo l’altare maggiore della fine del ‘600

Lugano e la sua cattedrale con il centro e S. Rocco

La Cattedrale di Lugano, dedicata a San Lorenzo, si trova in una posizione panoramica dominante, a mezza costa, sui vecchi quartieri della città e sul golfo. Di origine romanica venne più volte rimaneggiata sia nella facciata, eretta nel primo Cinquecento da architetti della zona, sia nella parte terminale del campanile modificata attorno al 1640 da Costante Tencalla da Bissone. Anche l’interno a tre navate presenta numerosi rimaneggiamenti e, tra gli altri, è da ricordare l’altare dedicato alla Madonna delle Grazie alla quale i Luganesi furono (e sono) particolarmente devoti. Dopo il vittorioso fatto d’armi del 15 febbraio 1798 con cui vennero respinti i cisalpini, i volontari luganesi si recarono a San Lorenzo e depositarono presso questo altare il loro vessillo in segno di gratitudine.

La balaustra del terrazzo che funge da sagrato della Cattedrale venne disegnata nel 1823 da Giacomo Albertolli, mentre il complesso di vecchi fabbricati che si accostano alla chiesa, sul lato sinistro della facciata, costituiscono il cosiddetto Borghetto che è abitato dai prelati più importanti della curia. Poco discosto e sempre in posizione dominante sulla città, negli anni Trenta venne costruito il nuovo palazzo vescovile dove si trova il prezioso archivio della diocesi.

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Municipio di Lugano, facciata principale su piazza Riforma

Scendendo da via Cattedrale il visitatore entra nel cuore della città, con piazza Cioccaro (piazza Funicolare), via Pessina, piazza Maraini, via Nassa e piazza della Riforma, dove ha sede il Municipio in un edificio sorto nel 1844 sull’area dove un tempo vi era il Palazzo Vescovile. Singolare e molteplice è stata la destinazione di questa imponente costruzione: quale sede del Governo cantonale nei periodi 1845–1851 e 1863–1869; come Albergo del Lago tra il 1852 e il 1862 e poi Albergo Washington dal 1870 al 1889. Dal 1890 è sede stabile del Municipio.

Degni di rilievo nelle vicinanze, i palazzi Riva di via Soave e di via Magatti-Piazza Manzoni, con i loro scaloni monumentali decorati di pregevoli affreschi, i palazzi Gargantini, le chiese di S. Antonio e S. Carlo Borromeo. A nord del centro cittadino, nel quartiere di Molino Nuovo, va segnalata la cappella di Santa Maria dello Spadone, detta anche “Madonnetta”, eretta nel 1725, con un bell’affresco del XVIII secolo.

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Panoramica su Lugano da settentrione, da una vecchia foto di fine Ottocento

L’evoluzione dello sviluppo cittadino ha, per ragioni diverse, determinato l’abbattimento, specie a cavallo del XX secolo, di numerosi edifici anche di pregio. Ricordiamo in proposito l’area di piazza Dante nonché del quartiere Sassello che ha coinvolto parzialmente via Motta e piazza Cioccaro.

Nei secoli precedenti le ricostruzioni avevano toccato anche gli edifici religiosi. Tra questi ricordiamo la chiesa di San Rocco costruita nel 1592 al posto della precedente chiesa di San Biagio. Situata nell’attuale via Canova, la chiesa ci appare nelle sue linee architettoniche di estrema semplicità ma ospita al suo interno notevoli affreschi, rievocanti situazioni legate a una terribile epidemia di peste, opera del poco noto G. B. Discepoli (1590-1660), pittore nativo di Gandria che lavorò anche in Lombardia e fu noto a Milano come lo “zoppo di Lugano”. Nel capoluogo lombardo fu allievo del Procaccini e poi alla scuola dei Veneziani. Sua  un’Adorazione dei Magi conservata in Brera e sua pure la Pala di San Francesco della Basilica di  San Vittore.

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Lugano, interno della chiesa Santa Maria degli Angioli, con sullo sfondo l’affresco di Bernardino Luini

Santa Maria degli Angioli con Loreto e Paradiso

Monumento di straordinaria importanza è la celebre chiesa di Santa Maria degli Angioli anche perché accoglie il più famoso affresco rinascimentale della Svizzera, ossia quello della Passione  e Crocifissione di Cristo (1529-1532), capolavoro assoluto di Bernardino Luini. Consacrata il 26 giugno 1515, la chiesa divenne per secoli il tempio delle famiglie bene della città. In seguito all’incameramento dei beni religiosi, nel 1848 l’antico convento venne soppresso e sul suo sedime a metà degli anni cinquanta venne costruito un albergo, il futuro Hotel Palace.

Strettamente legato a Santa Maria degli Angioli è il ricordo della vicina omonima funicolare, ora chiusa, ideata e realizzata nel 1913, per il servizio dei grandi alberghi sorti in posizione elevata sul lago.

Poco distante da S. Maria degli Angioli, salendo brevemente troviamo la bella chiesa di S. Maria di Loreto, ricca di affreschi cinquecenteschi, con un caratteristico portico. Scendendo verso il lago in direzione sud percorriamo Riva Caccia fino al debarcadero di Paradiso, struttura che conserva ancora un elegante tetto in lamiera. Va rilevato che, analogamente a Lugano, pure questa località rivierasca ha vissuto negli ultimi decenni un’intensa attività edilizia che l’hanno profondamente trasformata dal profilo architettonico e paesaggistico.

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Lugano, Villa Ciani da una cartolina del 1920 

Villa Ciani

Ritornando da Paradiso verso Lugano, ripercorriamo tutto il lungolago per arrivare a Villa Ciani. Il nome della splendida villa, e dell’omonimo parco, è legato ai fratelli Filippo e Giacomo Ciani eminenti figure dell’Ottocento luganese. Originari di Leontica, in Val di Blenio, dovettero abbandonare, nel 1821, Milano per essersi compromessi coi moti carbonari (Giacomo fu condannato a morte in contumacia). Dopo essersi rifugiati a Londra, poi a Parigi e quindi a Ginevra, tornano in Ticino proprio per meglio sostenere la causa dell’indipendenza italiana, utilizzando gli ingenti mezzi finanziari di cui disponevano. Della villa costruita dall’architetto milanese Clerichetti, dopo il 1840, rimane oggi solo il corpo principale indegnamente mutilato del maneggio.

L’edificio abitato dai Ciani era volutamente una residenza signorile, circondata da un magnifico parco e con accesso diretto al lago, tipico esempio di architettura dell’Ottocento lombardo. Da Villa Ciani sono passati tutti i più bei nomi del Risorgimento italiano e tutti i più bei nomi della vita politica, culturale ed economica del Ticino di allora. Basti pensare a Giuseppe Mazzini, Carlo Cattaneo, il conte Giovanni Grillenzoni, la principessa Maria Cristina Belgioioso e tra i ticinesi Carlo Battaglini, il tipografo Giuseppe Ruggia, Giacomo Luvini- Perseghini ed Emilio Censi. L’unico reperto, dell’opera del Clerichetti, rimasto intatto è la darsena ben visibile ancor oggi da chi si trova a passeggiare nel parco civico. Attualmente Villa Ciani è sede di esposizioni e manifestazioni cittadine.

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Castagnola dal lago, da una cartolina del 1924

Cassarate, Castagnola e Brè

Uscendo da Villa Ciani e dirigendoci verso Castagnola, troviamo il quartiere di Cassarate, dove si può ammirare l’antico oratorio di “San Pietro delle Erbette”, costruzione tardomedievale che contiene un importante affresco attribuito al Luini.

A Castagnola la città di Lugano ha voluto il suo archivio storico, proprio nella casa dove Carlo Cattaneo visse e nel 1869 morì. Questi fu fra gli esuli lombardi che trovarono rifugio in Ticino il più importante per il suo apporto culturale e per la sua chiarezza di vedute politiche; Carlo Cattaneo è uno degli uomini che più hanno concretamente contribuito all’emancipazione, nel senso più ampio del termine, del Canton Ticino.

In posizione superlativa, con vista panoramica sul lago, si trova la chiesa di San Giorgio, rimaneggiata in stile barocco durante la seconda metà del XVII sec., ricca di pregevoli affreschi e stucchi sulle volte.

Sempre a Castagnola, in un magnifico parco che costeggia il lago si trova la bella Villa Favorita, che è stata per molto tempo sede della famosa pinacoteca Thyssen-Bornemisza.

Lasciando Castagnola sulla destra, in direzione della Valsolda, arriviamo al bivio in località Roncaccio; prendendo a sinistra e attraversando Ruvigliana si raggiunge il caratteristico agglomerato di Brè, da cui si gode un magnifico panorama; continuando invece diritto troviamo il paese di Gandria.

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Gandria, panoramica dal lago; a sinistra in lontananza il monte San Salvatore

Gandria

Il suggestivo abitato di pescatori di Gandria era, fino al 1932, raggiungibile soltanto via lago o a piedi seguendo un tanto modesto quanto romantico sentiero molto apprezzato ancor oggi. L’isolamento prolungato del villaggio e la sua particolare posizione, risparmiata a lungo dalle grandi vie di comunicazione, ha permesso la conservazione quasi integrale di tutte le sue tradizioni architettoniche e folcloristiche.

Tra gli edifici meritevoli di attenzione si segnala la parrocchiale di San Vigilio in tipico stile barocco e la seicentesca cappella di San Rocco, posta nei pressi del cimitero, oltre ad alcune notevoli case patrizie.

I suoi vicoli e le sue rive hanno offerto un indovinato scenario al lungometraggio svizzero “Il cammino dell’ultima speranza” girato nell’immediato dopoguerra e incentrato sul dramma dei profughi che cercavano rifugio in terra ticinese durante l’ultimo conflitto mondiale.

Da tempo immemorabile gli abitanti del villaggio seppero abilmente sfruttare la corteccia dei tigli, che crescono in abbondanza nei dintorni. Con una particolare lavorazione preparavano la tea, sorta di lattice naturale che veniva utilizzato per calafatare (sigillando gli interstizi e le fessure) il fasciame delle barche. Durante il periodo estivo il borgo di Gandria è visitato da parecchi turisti che fanno la felicità di negozietti e botteghe di souvenir improntati all’artigianato tipico del Ceresio. La conversione turistica di questo paese di lago è stata favorita anche dalla mitezza del clima che in queste contrade ricalca alla perfezione quello mediterraneo, tanto che vi è coltivato l’ulivo con la produzione di un apprezzabile olio.

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Oratorio di S. Lucio in Val Cavargna, situato a 1541 m in prossimità del confine italo-svizzero

Valsolda e Val Cavargna

Qualcuno ha detto che la Valsolda può essere conosciuta solo sulla scorta dei romanzi di Antonio Fogazzaro. Si tratta indiscutibilmente dell’angolo di lago più romantico e pittoresco, oggi tormentato purtroppo da un carico di traffico automobilistico eccessivo. Ville signorili ne punteggiano le rive alla ricerca insaziabile delle atmosfere di un tempo come nel caso di Villa Fogazzaro a Oria. La costruzione si rivela così semplice quasi da passare inosservata se non fosse che apparteneva proprio al cantore di questi luoghi romantici.

Da Oria andando verso oriente si incontrano parecchi nuclei abitati sia sulla riva che sui monti retrostanti accomunati dalla loro semplicità architettonica. Ecco così Albogasio, San Mamete, Casarico, Loggio, Drano, Puria, Castello e  Cressogno dove la struttura particolarmente aggraziata della Madonna della Caravina colpì anche la fantasia di molti pittori ed incisori. Un’altra chiesa significativa è quella di San Martino di Castello soprattutto per gli originali affreschi di Paolo Pagani dedicati alla Vergine. Estremo lembo di Valsolda prima di giungere a Porlezza è il paesello di Cima che fu anche dominio dei Rusca conti di Lugano e Locarno che per un periodo ebbero qui anche la loro residenza. A nord la Valsolda è chiusa dal Passo di San Lucio un tempo valico ritenuto di grande importanza strategica. In prossimità del passo e del confine italo-svizzero, a 1’541 m,  si trova il suggestivo Oratorio di San Lucio, arricchito di affreschi all’interno.

Per giungere al San Lucio, da Porlezza si arriva fino a Carlazzo per poi salire per la Val Cavargna. Tutta questa zona è ricca di significative testimonianze artistiche risalenti al Duecento e Trecento, legate da una parte all’influenza ecclesiastica e dall’altra agli insediamenti formatisi in virtù della conformazione del territorio.

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Campione d’Italia, Santa Maria dei Ghirli, Isidoro Bianchi, Adorazione dei Magi

Campione e i suoi tesori

Questa porzione di Lombardia, politicamente incastonata nel territorio della Confederazione Elvetica, affonda le sue radici nell’alto medioevo, quando un signore longobardo, Totone, fece dono nel 777 delle sue proprietà al Monastero di Sant’Ambrogio a Milano. Il suo territorio, affacciato sul Ceresio, era ricco di uliveti e vigneti e prosperò come feudo ecclesiastico per oltre mille anni, passando, attraverso complesse vicende storiche, all’attuale stato di “enclave” italiana in territorio svizzero. Campione attrae per le sue ricchezze artistiche e culturali. Non a caso una caratteristica del luogo è di aver dato il nome a una “Scuola” che ha segnato la storia dell’arte italiana ed europea: quella dei “Maestri Campionesi”.

Sul territorio campionese spiccano almeno tre chiese, probabilmente già esistenti in forme diverse nell’anno 874, di assoluto valore artistico. L’antica parrocchiale di San Zenone, oggi sconsacrata ed adibita a Galleria Civica, ha restituito nel corso di scavi archeologici le fondazioni del primitivo oratorio di età longobarda oltre a numerose tombe coeve; pregevoli anche alcuni suoi affreschi trecenteschi. Nel cuore dell’antico nucleo è di particolare interesse l’antico oratorio di San Pietro, edificio di forme romaniche con affreschi di mano lombarda del ‘300. A poca distanza dall’abitato troviamo infine il Santuario della Madonna dei Ghirli, monumento tra i più importanti storicamente e artisticamente di tutto il Ceresio.

 

La chiesa attuale di origine trecentesca è stata oggetto di successive modifiche e completamenti terminati solo nel Settecento. Oggi ci appare come uno splendido esempio di arte barocca valorizzata da una perfetta simbiosi con l’ambiente circostante. Numerose sono anche le opere d’arte che arricchiscono il santuario, all’interno e all’esterno, fra le quali spiccano significativi cicli affrescati del Trecento e del Seicento. Tra i numerosi artisti campionesi che lavorarono al santuario spicca il nome di Isidoro Bianchi (1581-1662) allievo del Morazzone.

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